Miti da sfatare sulla vita da freelance

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vita da freelance: falsi miti

In questo articolo parleremo di tutti i falsi miti di chi è un freelance, in quanto molti pensano che sia uno stile di vita negativo o addirittura troppo bello per essere vero.

Attualmente, bisogna sapere, che è sempre più in aumento il lavoro da remoto, ovvero quei lavori che si possono svolgere in smart working (via Skype, su internet o per telefono).

Proprio per questo motivo tante persone scelgono di lavorare come libero professionista o di iniziare un lavoro freelance, ma molto spesso non sanno di cosa si tratta realmente.

Questo meraviglioso mondo nasconde dei pro e dei contro di cui ne parleremo qui di seguito.

Falso mito numero uno: lavori quando vuoi

Sarebbe veramente bello. Tutti quelli che lavorano seriamente come liberi professionisti hanno sempre fatto orari di ufficio, però superandoli di gran lunga.

Questo vuol dire che generalmente si mettono al computer tutte le mattine alle 9:00 circa e i compiti professionali vengono terminati non prima delle 19:00.

Bisogna lavorare quando è necessario, ovvero quando lo fanno pure i propri clienti, in quanto gli si deve garantire il giusto supporto, proprio come avviene negli uffici e nelle aziende.

Molti si chiedono perché non lavorare di notte, al contrario dei lavoratori dipendenti, ma non conviene, in quanto sono lavori che si possono tranquillamente svolgere di giorno (anche con un rapporto di lavoro subordinato).

Il lavoro freelance non è un’azienda, ma non per questo motivo ha delle diverse regole di orari, oppure un diverso bisogno della presenza per un supporto o consulenza.

Un cliente che invia una mail o che telefona alle 17:00 di un qualunque giorno perché ha una necessità, ad esempio che gli si venga risolto un problema, non sarebbe mai d’accordo che gli si venga risolto il problema alle 23:00 di sera, oppure la successiva settimana o qualche giorno dopo.

Si hanno degli obblighi economici e contrattuali che legano molto al lavoro, anche se non si sta in ufficio, ma nella propria abitazione.

Dopo una certa ora si deve staccare il computer e dedicarsi alla vita privata, ovvero: partner, la propria casa, la palestra, un aperitivo in compagnia degli amici, un evento, una cena, una festa, i figli o il cinema.

Alcuni pensano che non si abbia una vita al di fuori del freelance, quindi dopo un certo orario bisognerebbe chiudere il cellulare.

Falso mito numero due: si guadagna molto

Il fatturato non è uguale al guadagno reale, in quanto dal totale degli importi incassati durante tutto l’anno bisogna togliere le imposte, l’IVA, le spese previdenziali, quelle per gestire il lavoro e del leasing eventuale del computer. Oltre a ciò c’è il canone del telefono, dell’assicurazione sugli infortuni a lavoro, il provider dei servizi internet e i costi del commercialista.

Un fattore molto importante è che quest’ultimo non si vede solo una volta per fargli fare la dichiarazione dei redditi, ma deve essere un professionista che segue il freelancer durante il corso di tutto l’anno e spesso ogni giorno, quindi deve essere giustamente pagato per il servizio che offre.

Una differenza con il cosiddetto ‘posto fisso’ è che non si ha una pensione integrativa, altrimenti si dovrebbe pagare anche quella.

I problemi non sono solo le spese descritte precedentemente, che sono alte, o il fatto che bisogna stare molto attenti alla gestione di cassa, ma anche quelle che arrivano due volte all’anno.

Un grosso problema è che il lavoro spesso oscilla, ovvero ci possono essere anni in cui si oscilla un po’ e anni in cui si sta bene.

Ci possono essere brutte sorprese nel corso dello stesso anno, ovvero clienti che ritardano con il pagamento o addirittura che non lo effettuano per niente. Oltre a ciò, alcune collaborazioni possono concludersi senza un motivo plausibile.

Falso mito numero tre: ‘tu non puoi capire’.

La frase che i lavoratori in smart working freelance si sentono dire più spesso se si permette di commentare il lavoro di chi è un impiegato d’azienda è ‘non capisci’.

Pensano di essere in un altro mondo lavorativo, quindi non si può comprendere quello da libero professionista.

Si crede che un freelancer non capisca la necessità delle riunioni lavorative, che il tempo che si passa sulla scrivania non è lo stesso di quello trascorso a casa davanti il computer o, come pensano alcuni, al parco o sulla spiaggia.

Oppure che si possano prendere le ferie quando si desidera e per tutto il tempo che si vuole, lasciando il cellulare da parte e sorseggiando un buon cocktail.

Quelli che non capiscono veramente sono coloro che pensano che il lavoro di chi opera in ufficio è diverso da quello di chi lo fa altrove, ma non cambia molto.

Falso mito numero quattro: il freelancer è l’unico capo, nessuno gli dice cosa fare

La gente sbaglia nel pensare che questa tipologia di lavoratore non abbia un datore di lavoro al quale dare delle spiegazioni e che non sia mai in debito con nessuno.

Sicuramente è vero che un libero professionista ha una libertà maggiore nella gestione del tempo disponibile da dedicare al lavoro rispetto a un impiegato classico, ma deve seguire comunque delle direttive, delle istruzioni e delle richieste che vengono imposte dal collaboratore che gli offre il compito.

Ogni freelancer deve mantenere un periodico contatto con i suoi clienti.

Falso mito numero cinque: il libero professionista lavora poco

Le persone che non sono per nulla abituate a questo stile di vita pensano che chi sta al computer passi tutto il tempo a fare altro o a guardare serie televisive.

Senza dubbio lavorare da casa consente anche di avere del tempo disponibile per fare pure queste cose.

Molti liberi professionisti non lavorano per tutte 40 ore settimanali che sono previste in un classico contratto da impiegato, ma la metà. Risulta però anche vero che altrettanti lavorano invece più di 50 ore.

La quantità del tempo dipende dal numero di progetti ai quali uno acconsente di lavorare, di quante ore sono necessarie per ognuno e dalla capacità organizzativa individuale.

Falso mito numero sei: solamente i disoccupati vogliono lavorare come freelancer

Bisogna sapere che fare il libero professionista è una scelta, proprio nel modo in cui avviene per chi lavora come impiegato.

Molti professionisti dotati di ottime competenze decidono di lavorare su internet, proprio perché sono stanchi di lavorare in posti mediocri e che non aumentano la motivazione giusta per continuare con quella professione.

Guadagnare dal computer offre tanti vantaggi ed è ottimo anche coloro che hanno già un impiego, ma non vogliono abbandonarlo.

Falso mito numero sette: i freelencer non sono persone laureate

Questo mito viene smentito per il fatto che esistono numerosi lavoratori che sono in possesso di titolo di laurea.

Molti professionisti come grafici, programmatori, traduttori, giornalisti e designers hanno scelto di offrire i loro lavori attraverso il web. Le testate giornalistiche meno importanti, ad esempio, preferiscono autori che hanno un titolo di studio legato al tema da trattare.

Falso mito numero sette: il freeelancer non ha una vita sociale

Siccome il libero professionista trascorre intere giornate nella propria abitazione, vuol dire che probabilmente non ha una vita sociale, ma questo non è vero.

Il lavoro da casa riguarda l’utilizzo anche dei social e questo comporta quindi una costruzione di rapporti sociali maggiori.

Non si passa sicuramente tanto tempo su Instagram o Facebook per chattare, ma per cercare nuovi contatti che permettano di aumentare le collaborazioni e le opportunità lavorative e per scambiare informazioni con altri professionisti che si occupano dello stesso settore.

Ciò, quindi, è sicuramente un aspetto positivo.