Le fratture della mano

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Radiografia mano a domicilio

Le fratture della mano sono eventi lesivi che si verificano con una certa frequenza e possono causare una notevole limitazione della mobilità dell’arto quando non trattate adeguatamente. Spesso, queste lesioni sono il risultato di traumi sportivi, ma non è raro che si verifichino anche sul luogo di lavoro o in incidenti domestici più comuni.

Nel caso di fratture della prima falange, l’approccio terapeutico varia in base alla stabilità e alla complessità della frattura. Fratture stabili e non composte possono essere trattate senza un intervento chirurgico attraverso l’immobilizzazione per un periodo di 6 settimane.

In alcuni casi, si può optare per un intervento chirurgico percutaneo, evitando l’apertura del dito. L’utilizzo di viti o piastre è raro ma può essere necessario. Anche l’intervento chirurgico è seguito da un periodo di immobilizzazione, generalmente più breve rispetto al trattamento ortopedico. La riabilitazione della mano deve essere supervisionata da un terapista specializzato al fine di minimizzare il rischio di rigidità e consentire un rapido recupero della piena funzionalità dell’arto.

Per quanto riguarda le fratture della seconda falange, spesso queste possono essere gestite con un trattamento non chirurgico mediante l’applicazione di una semplice stecca per 3-4 settimane. Oltre questo periodo, il rischio di rigidità del dito supera i benefici di prolungare l’immobilizzazione. Tuttavia, è importante sottolineare che la frattura richiede ancora attenzione fino al terzo mese, momento in cui è possibile riprendere sollevamenti di oggetti più pesanti e attività che richiedono sforzo.

Le fratture della terza falange coinvolgono una lesione articolare nella parte dorsale della falange, spesso causata dalla separazione di un blocco osseo a cui è ancorato il tendine estensore. Ciò porta a una perdita di estensione e flessione involontaria della terza falange, formando una deformità nota come “collo di cigno”. Una semplice radiografia consente di diagnosticare rapidamente questa condizione.

Senza un trattamento adeguato, la falange può irrigidirsi nella posizione flessa, e questa deformità può complicarsi con l’iperestensione della prima articolazione del dito. Tuttavia, se lo spostamento è minimo, è possibile riportare il blocco osseo in posizione tramite un’iperestensione dell’articolazione del polpastrello, mantenuta da una stecca. Il paziente deve seguire rigorosamente l’immobilizzazione per 6 settimane, di solito raggiungendo una buona guarigione senza la necessità di un intervento chirurgico. In caso di uno spostamento più significativo o se la stecca non riesce a ripristinare il contatto, può essere richiesta un’operazione. Questo procedimento coinvolge la temporanea immobilizzazione dell’articolazione interfalangea distale in iperestensione e il ripristino del blocco osseo sulla falange con l’ausilio di perni, viti o ancoraggi in miniatura. I perni possono essere rimossi dopo circa 6 settimane.

Infine, le fratture che si verificano a causa dello schiacciamento della punta del dito in una porta o tra due oggetti rigidi comportano spesso una frattura nella parte distale della falange, accompagnata da una rottura dell’unghia e una ferita nel tessuto su cui cresce l’unghia stessa. La gestione chirurgica è essenziale per prevenire infezioni e ripristinare le strutture danneggiate.

Il procedimento prevede la rimozione di tessuto e residui di unghie al fine di esporre meglio il letto ungueale e consentire un trattamento adeguato. Dopo un accurato lavaggio, il letto ungueale viene coperto per prevenire infezioni. La guarigione solitamente avviene entro 2-3 settimane.

Va notato che in alcune situazioni, i pazienti potrebbero non essere in grado di recarsi a strutture mediche per eseguire radiografie o lastre a causa della gravità della lesione o di altre limitazioni. In tali casi, potrebbe essere necessario organizzare visite domiciliari da parte di personale medico specializzato al fine di effettuare una valutazione e una diagnosi appropriate. Questo assicura che anche i pazienti con mobilità limitata ricevano la cura di cui hanno bisogno per una guarigione completa.